E’ il punto di vista del direttore sanitario del Centro Prevenzione Donna di Terni, la ginecologa Antonella Paolucci, che, forte dell’esperienza di oltre venti anni di attività, ritiene che gli uomini scoprano di avere un problema solo in via incidentale, quando sono costretti o indotti dalla propria donna ad indagare sulle cause della infertilità o sterilità o su qualche altra patologia: “Sono le donne a fare prevenzione abitualmente per la propria salute con screening annuali e sono molto attente anche per le persone che le circondano , dai genitori ai compagni o mariti oppure ai figli”.
Uomini e donne si ammalano diversamente e richiedono un approccio di genere nelle cure. Oggi la nuova frontiera è la medicina di genere, che si pone l’obiettivo di comprendere quali siano i meccanismi e quali le differenze che agiscono sullo stato di salute e sull’insorgenza o il decorso di una malattia nel genere maschile e femminile, e che comportano, di conseguenza, sia un approccio che terapie differenti tra l’uno e l’altro sesso. “Gli uomini e le donne – spiega Antonella Paolucci, medico chirurgo specialista in Ostetricia e Ginecologia e direttore sanitario del Centro Prevenzione Donna di Terni - pur essendo soggetti alle medesime patologie, presentano sintomi e reazione ai trattamenti molto diversi tra loro. Ecco perché è necessario porre particolare attenzione allo studio del genere in relazione alla medicina in tutte le sue aree”. Ciò significa “fare salute” considerando indicatori di qualità stratificati per sesso, attuare programmi di prevenzione e terapeutici e linee guida mirate per l’uno e per l’altro sesso. Significa valutare l’insorgenza e il decorso delle malattie, ma anche l’aspetto diagnostico, il trattamento, la cura e la riabilitazione da diversi punti di vista, considerando che la risposta varia molto tra uomini e donne rispetto alle medesime patologie. “La medicina di genere – precisa la dottoressa Paolucci – non è la medicina delle donne. Se in passato si pensava che fossero solo le patologie dell’apparato riproduttivo e ginecologico a mettere a rischio la salute della donna, oggi abbiamo studi che dimostrano come le differenze tra i due sessi vadano oltre le differenze ormonali”. Perché allora parlare di centri, come nel caso dello studio polispecialistico di Terni, il Centro Prevenzione Donna appunto, come di un centro di medicina di genere incentrato, a partire dal nome, sulla donna? “Perché l’esperienza ci insegna che sono le donne il vero motore della prevenzione, anche maschile. Sono diventate molto attente per se stesse ma anche per le persone che le circondano (genitori, compagni o mariti, figli). La mia attenzione - anzi la nostra, visto che condivido questo approccio con i diversi colleghi dello studio - indirettamente va anche al sesso maschile. Tra i pazienti del centro abbiamo anche uomini, ma sono sempre le donne che li spingono a fare un controllo poiché in genere gli uomini sono più distratti verso la cura del proprio corpo, tranne nella fascia d’età tra i 25 e i 35 anni, almeno nell’ultimo decennio. Molti uomini scoprono infatti di avere un problema solo in via incidentale, quando sono costretti o indotti dalla propria donna ad indagare sulle cause della infertilità o sterilità o su qualche altra patologia”.
Fonte: Ansa